Questo mese la rubrica Next Generation, coordinata da Elisabetta Salvati, ospita il contributo di Sabrina Dubbini
Se chiedessimo ai giovani della “generazione TikTok” di definire le caratteristiche di una persona “leader” la risposta sarebbe univoca: famoso, social, popolare, con migliaia di follower. La visibilità e il successo mediatico delimitano la leadership a una dimensione di influencing, ma non esplorano oltre le qualità più determinanti dei leader tramandateci dalla storia: guida, intraprendenza, vision, coraggio, servizio, senso di responsabilità.
Frits Goldschmeding, fondatore di Randstad, racconta come in Olanda i bambini siano coinvolti fin dai primi anni di scuola in esperienze di gioco mirate a sviluppare l’abilità di coinvolgere i compagni nella propria impresa, la gestione delle risorse (tempo, portafoglio, persone), la responsabilità di portare avanti un gruppo fino al risultato finale. La valutazione non è misurata sul profitto realizzato quanto sull’effettivo coinvolgimento dei compagni ottenuto e sui vantaggi raggiunti per sé e per gli altri nel portare a termine il compito.
La leadership è dunque sviluppata e appresa in un rapporto molto stretto con la responsabilità individuale (servizio) e sociale (restituzione) nei confronti di un piccolo gruppo che è già una piccola comunità. L’esempio olandese è interessante nel declinare la leadership nei termini di una responsabilità sociale e collettiva, come servizio al gruppo, nel rispetto dei collaboratori. Sono i tratti che ritroviamo negli approcci educativi montessoriani ma anche nella filosofia manageriale di Adriano Olivetti che pone al centro dell’organizzazione di impresa il rispetto della persona, il principio democratico (la nobiltà di ogni ruolo) e il fare squadra. Proprio perché ogni leader è figlio del suo tempo è importante recuperare anche questi tratti nell’immaginario e nella programmazione didattica dei nostri ragazzi. Perché i leader di domani sono già sui banchi di scuola.