Rivoluzione digitale e dintorni

L’intelligenza artificiale generativa nei processi di apprendimento: le tre sfide di ChatGPT

“Non riusciremo a rimettere il dentifricio nel tubetto. Questa tecnologia è là fuori. Non potrà che crescere”

Christian Terwiesch

Il 30 novembre 2022 OpenAI ha reso disponibile al pubblico ChatGPT, un sistema avanzato di Natural Language Processing (NLP) capace di generare testi coerenti e credibili. È l’avvento pervasivo dell’intelligenza artificiale (IA) generativa, uno spartiacque.

Data la novità dello strumento, il potenziale effetto dell’AI generativa sulle imprese, e in generale sulla nostra società, è ancora tutto da valutare. Al momento l’hype è ancora grande, ma quando si sgonfierà ci accorgeremo che questo strumento potrà essere usato a supporto di una moltitudine di attività.  Questo breve articolo prova a fornire un contributo focalizzandosi su uno degli ambiti che immediatamente paiono più impattati: la formazione e l’apprendimento.

L’apprendimento è un processo attivo e collaborativo, che avviene attraverso l’esperienza, la discussione e la riflessione. In questo ambito l’impatto dell’IA generativa può essere enorme, in quanto le capacità di ChatGPT e delle altre IA generative in arrivo ci obbligano a ripensare tutte le fasi del processo educativo.

Quali cambiamenti qualitativi fondamentali ci si possono aspettare come risultato della collaborazione tra intelligenza umana e artificiale che determinerà la nostra vita, lavorativa e non, negli anni a venire? Come possiamo affrontare questo cambiamento nel contesto della formazione?

Per cominciare una riflessione su questo tema può essere utile scomporre la questione nelle tre componenti di base del processo formativo: 1. la definizione degli obiettivi di apprendimento (ILOs), 2. la scelta dei metodi di formazione e dei compiti di apprendimento, 3. la definizione dei metodi di valutazione più efficaci per preparare al meglio i discenti a muoversi in un mondo in cui l’IA è sempre più pervasiva.

Obiettivi di apprendimento

In generale, gli ILOs dovrebbero essere tali da fornire agli studenti competenze cognitive, sociali ed emotive per affrontare i problemi del mondo reale e diventare competenti nel condurre determinati compiti a livello professionale.

Uno dei fondamentali componenti della professionalità è la capacità di articolare il proprio pensiero in forma scritta. ChatGPT ci mette di fronte ad un fatto nuovo: l’abilità di scrittura dell’IA è superiore a quella di uno studente comune. Il testo scritto dall’intelligenza artificiale è professionale e il contenuto è coerente e (relativamente) accurato.

Questo strumento è nelle mani di tutti noi dallo scorso novembre, è quindi destinato a diventare un normale strumento di lavoro, che ci piaccia o no. Uno strumento con enormi vantaggi e altrettanto enormi limiti.  In tutti i casi, a fronte di questo dato di fatto, diventa fondamentale per gli studenti sviluppare la capacità di utilizzare gli strumenti linguistici dell’IA, scrivere le domande (query) in modo corretto, capire la logica di funzionamento e i limiti dell’IA.

La capacità di ChatGPT di produrre testi meglio della maggior parte degli studenti, sta rendendo la capacità degli studenti di scrivere in modo articolato meno importante di quanto non fosse in passato. Ma la qualità dell’output non dipende solo dalla qualità dello strumento, ma anche dalla capacità dell’utilizzatore di interrogarlo in modo corretto e intelligente. Pertanto, apprendere l’uso di strumenti di intelligenza artificiale per svolgere compiti di argomento specifico dovrebbe far parte degli obiettivi formativi del futuro in ogni disciplina. La formazione manageriale, e non solo, dovrebbe concentrarsi sul miglioramento della capacità di comprendere gli aspetti tecnici della propria disciplina, sulla creatività e sul pensiero critico piuttosto che sulle competenze generali di base.  Sarà necessario studiare sia l’intelligenza umana sia l’IA per capire quale parte dell’intelligenza umana può essere sostituita dall’IA e quale no. Solo comprendendo le differenze, saremo in grado di definire meglio obiettivi di apprendimento efficaci per gli studenti.

Metodi didattici e attività di apprendimento

Dato che l’IA sembra rendere meno cruciale lo sviluppo di competenze di espressione scritta, i formatori dovranno ripensare metodi e attività di apprendimento per coltivare le abilità uniche degli studenti che vanno oltre le capacità dell’IA.

Al giorno d’oggi, le attività nelle grandi organizzazioni si affidano sempre più all’IA. L’integrazione dell’Intelligenza Artificiale nelle attività di apprendimento dei diversi domini è, quindi, urgente perché riflette il modo in cui gli esseri umani risolvono e sempre più risolveranno i problemi del mondo reale. Le aziende utilizzano l’IA per classificare e dedurre, per risolvere problemi complessi, prevedere il comportamento del consumatore, scoprire frodi, anticipare guasti degli impianti e molto altro. I personal digital assistant stanno entrando negli uffici, i data team stanno sviluppando soluzioni sempre più potenti per supportare il business nella crescita.

Ciò nonostante, fino a ora, sono stati compiuti sforzi limitati per includere l’IA nelle attività finalizzate all’apprendimento. Fino ad oggi, uno dei limiti all’uso dell’IA consisteva nel fatto che le sue applicazioni fossero capaci di un’intelligenza artificiale ristretta, progettata per eseguire compiti specifici e ben definiti.

ChatGPT cambia le regole del gioco, è uno strumento di uso intuitivo, il primo risultato accessibile a tutti di uno sforzo che impegna da anni tutte le grandi aziende del digitale per perseguire un’intelligenza artificiale “general purpose”. Questa trasformazione dell’intelligenza artificiale in tecnologia general purpose (GPT) offre agli educatori opportunità uniche di progettare attività didattiche che integrino l’intelligenza artificiale per coinvolgere gli studenti nel processo si apprendimento in modo attivo. Tutte le nostre lezioni dovrebbero diventare lezioni supportate dall’IA come quelle di Ethan Mollick.

Processi di valutazione

Il terzo e più critico ambito del processo formativo su cui ChatGPT può avere un impatto è quello della valutazione.  Prove di valutazione tradizionali come la redazione di paper e la soluzione di compiti a domande aperte, comunemente usate per verificare l’apprendimento nelle business school e in molte altre istituzioni formative, possono essere superate molto facilmente anche con limitate conoscenze dell’argomento usando ChatGPT.

Christian Terwiesch, un professore della Wharton Business School ha dichiarato di essersi “innamorato” di ChatGPT dopo aver letto la sua risposta a una domanda d’esame nel suo corso di Management of Operations. La domanda chiedeva di individuare il collo di bottiglia del processo di un’ipotetica fabbrica di minerale di ferro in America Latina: ChatGPT ha risposto così bene da meritare un A+.

La potenza generativa di ChatGPT rende estremamente facile il “cheating” in un test tradizionale. Fino a che utilizzeremo dei sistemi di valutazione tradizionali, se vogliamo essere sicuri che gli studenti abbiano ancora una conoscenza di base della materia non possiamo far altro che vietare l’uso di ChatGPT e simili strumenti negli assignment e nei test finali.

Se, viceversa, vogliamo integrare l’AI nel processo formativo, le pratiche di valutazione dovrebbero cambiare sia il focus sia i format. In altre parole, le abilità generali di scrittura possono essere facilmente esternalizzate, al contrario del pensiero critico e della creatività. Le pratiche di valutazione dovrebbero quindi modificare i loro obiettivi. I formatori dovrebbero esplorare i modi per utilizzare il software per “alzare il livello”, invece di proteggere il vecchio. Questo cambiamento sarebbe coerente rispetto alle esigenze delle imprese e della società. In qualche modo è già successo in almeno due ambiti educativi. I corsi di lingue straniere continuano a funzionare anche in un mondo di facile accesso a strumenti di traduzione e i corsi di matematica continuano in un mondo di calcolatori. Non sarà facile, ma l’adattamento a questi nuovi strumenti è possibile, almeno a medio termine.

In conclusione, credo che dobbiamo fare ben di più che ignorare la tecnologia e sperare in un aggiustamento automatico della formazione ai nuovi strumenti. Dobbiamo pensare a come accogliere l’IA nei nostri sistemi formativi, facendo in modo che migliori, anziché danneggiare, i nostri processi di formazione.

Dobbiamo ingaggiare il corpo docente e sperimentare, alcuni esperimenti potrebbero non funzionare, ma ricordiamoci che se l’improvviso avvento dell’IA generativa può essere dirompente per i formatori, lo è ancora di più per i nostri studenti, specie per i più giovani. È nostro dovere fornire loro le competenze necessarie per comprendere ed avere successo in un mondo trasformato, abbracciando ciò che l’IA può dare. Se non sapremo farlo diventeremo rapidamente obsoleti.