Economie del futuro

Da padrone dei contenuti a esperto di comunicazione e personal branding

Il formatore 1.0, quello funzionale nel ’900 era quello che conosceva benissimo i contenuti, li organizzava in ordine gerarchico, li ordinava in slide e li erogava, alternando teoria a esercitazioni, per lavorare oltre che sull’incremento del sapere anche sul saper fare dei discenti. Il formatore con queste caratteristiche ha lo stesso livello di obsolescenza del mitico Nokia 6310 con il gioco Snake.

Oggi non so se siamo al formatore 2.0 o 5.0, quello che so che il nostro lavoro è rivoluzionato completamente in virtù di tre cambiamenti epocali: moltiplicazione dei canali di comunicazione con relativi linguaggi, accelerazione della digitalizzazione e delle modalità di FAD, passaggio dal conformismo degli anni ’80 e ’90 all’esaltazione della diversity e quindi dell’unicità degli anni 2000.

Questi cambiamenti hanno impattato sul mestiere del formatore, sia sulle modalità di erogazione dei corsi di formazione sia sulle regole di proposizione della propria professionalità sul mercato. Sull’erogazione dei corsi di formazione, oggi il formatore deve essere in grado di tenere corsi di formazione in tutte le modalità possibili con questi punti di attenzione.

CORSO DI FORMAZIONE IN PRESENZA

La formazione in presenza deve massimizzare la presenza. Può sembrare pleonastico, invece dal punto di vista della committenza, dato che il corso in presenza è più oneroso di quello digitale, la presenza stessa deve essere valorizzata. Questo significa che deve essere dato spazio alla socializzazione e allo scambio tra i partecipanti. Il formatore ha il compito di progettare questi momenti e deve guidarli in modo da garantire anche questo obiettivo oltre a quello strettamente formativo. Non è solo una questione di dividere in gruppi e assegnare delle esercitazioni ma di animare momenti di scambio e di interazione. Gli schermi a disposizione sono sempre più grandi con impianti audio efficaci e questo sta portando a utilizzare sempre meno slide scritte per lasciare spazio a immagini evocative e suggestive o a filmati che possono attingere dalla filmografia, ma anche dai TED e dai social. Se l’intervento formativo è lungo (mezza giornata o giornata intera) deve essere progettato con l’obiettivo di intrattenere oltre che formare. Questo vuol dire che ogni 25 minuti ci deve essere una variazione o un cambio di ritmo in modo da azzerare la curva di attenzione, così da permettere a chi si è perso di riagganciarsi e azzerare il rischio di distrazione dei partecipanti.

CORSO DI FORMAZIONE A DISTANZA IN MODALITÀ SINCRONA

Bisogna metabolizzare il fatto che il corso in presenza deve essere concepito come un momento di teatro, mentre quello a distanza è “un momento televisivo”. Due media diversi con linguaggi specifici. A dimostrazione del fatto, basti pensare che il teatro in televisione non ha mai funzionato. Quindi non si può trasporre il corso in presenza sul Teams di turno condividendo lo schermo con le slide. Energia, ritmo e pause sono completamente diverse in teatro e in Tv. Bisogna affrontare i webinar con maggiore energia e ritmo, minimizzando le pause (in televisione succede sempre qualcosa). Bisogna anche prestare grande attenzione alla qualità dell’inquadratura e dello sfondo che devono il più possibile assomigliare a quelle della Tv.

CORSO DI FORMAZIONE IN MODALITÀ IBRIDA (CON ALLIEVI PRESENTI E IN COLLEGAMENTO)

Qui bisogna far una scelta perché come detto i due linguaggi sono molto diversi. Viene naturale piegarsi alle esigenze dell’aula in presenza, ma non dobbiamo dimenticarci o far sentire dimenticate le persone collegate. Bisogna ricordarsi di coinvolgerle e di eliminare esercitazioni che non sono compatibili con la modalità ibrida.

CORSO DI FORMAZIONE A DISTANZA IN MODALITÀ ASINCRONA

Registrare videocorsi è ancora un’attività diversa. Per essere efficaci conviene investire in uno studio televisivo che abbia due o meglio tre telecamere e possa garantire una post-produzione televisiva. In assenza di questo il rischio di un “effetto Consorzio Nettuno” che veniva in soccorso all’insonnia della mia generazione è dietro l’angolo.

Per quanto riguarda invece il proporsi sul mercato, diventa necessario fare una sintesi tra due aspetti. Il primo è quello di individuare quali sono le proprie caratteristiche di unicità, il secondo è comunicarli efficacemente. Diventa fondamentale esplicitare quali sono i tre aspetti di valore dove si fa la differenza sul mercato. Ad esempio, per quanto riguarda il mio essere formatore, le caratteristiche differenzianti sono:

  • in primo luogo, che sono un imprenditore con diverse società e circa venti dipendenti e questa caratteristica mi permette di sostenere che oltre a insegnare le competenze manageriali le esercito quotidianamente nelle mie realtà;
  • ho un linguaggio semplice e per me divertire è parte dell’attività formativa, infatti, mi sono specializzato nell’utilizzare metafore pop come i personaggi di Star Wars, i supereroi o i cartoni animati;
  • progetto i miei corsi con la modalità del mind mapping che mi permette di svolgere i corsi sempre in maniera diversa senza necessariamente seguire un ordine prestabilito.

Queste caratteristiche mi hanno posizionato sul mercato come concreto, divertente e apparentemente destrutturato e questi sono gli elementi che ho utilizzato per costruire la mia immagine pubblica.

Infatti, dopo che si hanno chiari quali siano gli aspetti sui quali possiamo fare la differenza e che ci consentono di rivendicare la nostra unicità, dobbiamo comunicarli con costanza e coerenza attraverso tutti touchpoint a disposizione, declinandoli con i linguaggi propri del media che scegliamo.

In questo modo, i clienti e i prospect avranno modo, come in un puzzle, di vedere un frammento del nostro modo di fare formazione oggi su LinkedIn, domani su Instagram, dopodomani su un articolo di formaFuturi, etc., e dopo qualche tempo unendo le tessere comprenderanno chi siamo e dove sta il nostro valore.