Rivoluzione digitale e dintorni

Luci e ombre del digital learning

Disruptive work @digital

La rivoluzione digitale, nelle sue molteplici forme, sta trasformando ogni aspetto della nostra vita: non solo il mondo del lavoro e il tempo libero, ma anche molti altri ambiti. Ad esempio come ci informiamo, come paghiamo, perfino come ci rapportiamo alla religione. Forse l’ambito dove il digitale ha inciso di meno – e il fatto ha del paradossale – è proprio il mondo della formazione.

A ben vedere, infatti, il digitale è stato utilizzato prevalentemente per creare piattaforme educative e digitalizzare contenuti da veicolare verso i discenti. Poco o nulla è stato fatto, invece, per rafforzare le capacità del discente di acquisire, organizzare, ricordare e riutilizzare quanto appreso.

Credo allora che si debba partire da questo punto e incominciare a vedere il digitale come uno strumento capace non solo di supportare l’attività formativa, ad esempio nella gestione delle aule, nella produzione e veicolazione dei contenuti educativi, nell’erogazione dei test per la verifica dell’apprendimento.

Queste soluzioni digitali – che dovremmo chiamare non tanto eLearning ma eTeaching – semplificano e rafforzano soprattutto le attività degli insegnanti, ma toccano solo un aspetto dell’universo della formazione.

Una potenzialità inespressa del digitale è però il supporto a un apprendimento più efficace. In effetti le possibili declinazioni dei contenuti digitali in testo, immagini, video, podcast, modelli immersivi e simulazioni ci consentono di organizzare la nostra conoscenza personale in maniera estremamente articolata e ricca. La connettività Internet e il fatto che abbiamo sempre con noi un pc o uno smartphone ci consentono di poter accedere a questi contenuti ogniqualvolta ci possano essere utili. È la versione moderna del manuale secondo l’accezione dello stoico Epittetto (autore di un celebre manuale composto di 53 precetti pratici): non tanto manuale operativo – inteso come raccolta di indicazioni per effettuare correttamente specifiche operazioni fatte con il lavoro delle mani – ma nella sua accezione etimologica di Encheirìdion, letteralmente “oggetto che si tiene in mano” e quindi, in quanto utile, sempre a portata di mano.

Ma soprattutto facilitano la loro condivisione con altri. Nelle aziende, infatti, sta diventando sempre più importante e scottante il tema dell’onboarding: il mettere tutti al passo non solo sugli obiettivi ma anche sulla conoscenza necessaria per ottenerli. Detto in altro modo, non basta insegnare a un manager; bisogna anche metterlo in grado di condividere quello che ha appreso con il suo team, con i suoi collaboratori, altrimenti il processo educativo si ferma su di lui e si riduce la sua efficacia complessiva.

Il poter disporre di materiale digitale facilita moltissimo questo processo di condivisione. La questione “digitale” da affrontare nei processi di apprendimento è quindi non tanto produrre contenuti educativi in digitale, quanto aiutare chi ha partecipato a momenti formativi a rielaborare e organizzare questi contenuti in modo che siano richiamabili facilmente e riutilizzabili anche in contesti differenti e soprattutto possano essere condivisi con altri.

Questo è il compito dello zaino digitale inteso come modalità personale di organizzare la propria conoscenza in digitale, che consente anche di “portarsela dietro” quando si cambiano luoghi di lavoro (dando così piena attuazione al concetto di nomade digitale), ma anche facilitare la condivisione. In questo modo il processo formativo reso possibile dal digitale genera competenze e nuovi comportamenti che non si fermano solo su coloro che sono stati esposti allo specifico percorso educativo.

 

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