Questo mese, la rubrica curata da Manuela Brusoni, ospita l’intervento di Leonardo Caporarello, Professor of Practice of Negotiation, and Deputy Dean for Lifelong Learning presso SDA Bocconi School of Management
Molto è già accaduto ma probabilmente è solo una piccola parte di quanto accadrà nel prossimo futuro. Non vuole essere un messaggio di preoccupazione bensì, come formulato dalle teorie del cambiamento organizzativo, vuole essere una considerazione sufficientemente forte perché si “accenda” in noi l’interesse a esplorare nuovi scenari e, possibilmente, già iniziare il percorso di evoluzione. Tanto più guarderemo al medio-lungo termine, quanto più incerta sembrerà la strada da percorrere per raggiungere gli obiettivi. Tuttavia, non avere una strategia che ci permetta di guardare al medio-lungo termine renderà il viaggio, anche verso gli obiettivi di breve termine, ancora più incerto. Molti eventi, attesi o imprevisti, si verificheranno durante questo viaggio ma un’organizzazione proattiva e flessibile permetterà di essere “antifragile”. Questo vale in generale e naturalmente anche con specifico riferimento al mondo dell’higher education.
Multidimensionale
Primo messaggio: bisogna guardare avanti e avere una strategia di lungo termine altrimenti anche il breve termine sarà a rischio confusione o realizzazione. La formazione manageriale dovrà essere progettata come un’esperienza di apprendimento multidimensionale: hybrid, cioè combinando opportunamente attività on-campus con attività off-campus così da cogliere le potenzialità dell’uno e dell’altro, e potranno essere sia online sia tradizionali; personalizzate (personalized learning) ovvero progettate mettendo il manager al centro del percorso e guidandolo verso gli obiettivi in itinere e finali; augmented, ovvero consentire, grazie alle tecnologie digitali, la possibilità, ad esempio, di visitare, dal proprio ufficio o casa, un plant che si trova a migliaia di km di distanza, oppure unirsi a un meeting che si svolge in un ambiente virtuale in cui tutti si trovano seduti in una stanza e riescono a vedersi in 3D, con le loro immagini reali e non attraverso degli avatar; multiformat: grazie alle collaborazioni tra scuole e con alcuni provider globali, si creeranno contenuti strutturati in unità atomiche che, grazie anche al già citato personalized learning, saranno dinamicamente organizzate sulla base degli obiettivi che ciascun manager intende raggiungere. Ciò che determina la differenza non è la quantità di contenuti e risorse disponibili bensì la loro qualità e l’elevata capacità di organizzarli in modo da creare esperienze formative ad alto impatto.
Secondo messaggio: assistiamo già ad un overload di contenuti e risorse, ma riuscire a progettare percorsi personalizzati e rilevanti per ciascun learner è ancora lasciato prevalentemente nelle mani del learner stesso. Questo spesso non è sufficiente per garantire l’efficacia formativa. È compito delle School of Management saper capire e conoscere i learner, al fine di accompagnarli possibilmente lungo un percorso di lungo termine, ovvero definire ed attuare una strategia di lifelong learning.
In questo paradigma evolve, ancora una volta, il ruolo sia del docente sia del learner. Ma quanto siamo consapevoli dell’evoluzione di questi ruoli e, soprattutto, quanto siamo pronti a metterli in atto in modo efficace? La risposta più importante risiede nella nostra attività di ricerca e studio su questo fronte. Pensare di innovare la didattica, tanto per i docenti quanto per gli studenti, concentrandosi principalmente sull’introduzione di tecnologie non è sufficiente e, in alcuni casi, crea delle dinamiche molto negative. Per cui è importante indirizzare le attività di ricerca e di studio almeno in tre direzioni: contenuti, modelli e metodologie didattiche, tecnologie digitali. Alcuni atenei, in Italia e all’estero, hanno lanciato delle iniziative di formazione per la faculty con l’obiettivo di facilitare e supportare questo processo di evoluzione. L’Università Bocconi, facendo leva sulla decennale esperienza nella formazione della faculty, quattro anni fa ha avviato il percorso BEAT (Bocconi Excellence in Advanced Teaching), progettato secondo il modello blended, il cui obiettivo è accompagnare i docenti nella discussione e nell’applicazione dei princìpi di progettazione didattica con riferimento ai diversi modelli e scenari attuali e futuri. Il percorso, accreditato da ASFOR, prevede anche diversi momenti di verifica dello sviluppo delle competenze previste, il cui superamento permetterà ai docenti di ricevere anche un Open Badge Bocconi.
Nell’ottica della continua evoluzione, pochi giorni fa Bocconi ha presentato a tutti i suoi docenti un nuovo ambiente, Faculty Training Hub, di cui BEAT è parte fondante e al quale si aggiungono tanti supporti e risorse, tra i quali incontri one-to-one di osservazione delle dinamiche d’aula, workshop su specifiche aree tematiche (es. gestire un lavoro di gruppo in dual mode ovvero con studenti in presenza e altri da remoto), linee guida metodologiche per la progettazione e l’innovazione didattica, visual tutorial a supporto dell’uso delle tecnologie digitali, virtual tour delle aule fisiche per conoscere a fondo le loro potenzialità tecnologiche. Si tratta di un ambiente costruito a più voci e multidirezionale per cui raccoglieremo e ascolteremo attentamente i feedback e i suggerimenti dei docenti per capire come integrare e migliorare continuamente.
Terzo messaggio: l’evoluzione della formazione manageriale passa, anche, attraverso l’evoluzione del ruolo dei docenti. Investire in formazione dei docenti è quindi una condizione di base. Inoltre, non bisogna avere paura di sperimentare purché si tratti di sperimentazione metodologica e tecnologica. Affinché la sperimentazione sia utile è importante analizzare il processo e i risultati ottenuti e da qui ripartire con l’analisi dei prossimi passi (learning from the past to design the future).